giovedì 14 settembre 2023

Nozze civili del sindaco con benedizione: dopo le polemiche don Barone rinuncia all’incarico di vicario dell’Ossola

 Nozze civili del sindaco con benedizione: dopo le polemiche don Barone rinuncia all’incarico di vicario dell’Ossola

Il parroco di Domodossola don Vincenzo Barone
don Vincenzo Barone

  Luca Bilardo, La Stampa 14 settembre 2023

 Il vescovo ha preso atto delle dimissioni di don Vincenzo e ha nominato in via provvisoria al suo posto don Luigi Preioni

 Don Vincenzo Barone si è dimesso da vicario episcopale dell’Ossola. Il vescovo Franco Giulio Brambilla ha preso atto del passo indietro e ha nominato al suo posto, in via provvisoria, don Luigi Preioni. La decisione del parroco di Domodossola è arrivata all’indomani delle forti polemiche che si sono accese per aver benedetto sabato 2 settembre le nozze civili del primo cittadino Lucio Pizzi. Quel momento di preghiera al termine del matrimonio officiato dal vice sindaco Franco Falciola in una sala consiliare gremita di gente aveva suscitato l’attacco pubblico del prete latinista di Vocogno (frazione di Craveggia) don Alberto Secci.

 Nella sua omelia domenicale - diffusa poi in rete sulla pagina Youtube con oltre 10.500 iscritti - don Secci aveva definito «uno scandalo» quella benedizione al termine del rito civile, «gesto compiuto non da uno sprovveduto, ma da un sacerdote in cerca di applausi. Solo dieci anni fa a un prete così sarebbe stata tolta la parrocchia. E poi voglio vedere se si fosse sposato un “tapino”: il parroco sarebbe andato a dargli la benedizione in Comune?».

 Il piccolo rito religioso in municipio - con foglietto per seguire le preghiere, recita del Padre nostro, acqua santa sugli anelli degli sposi e benedizione finale per tutti - aveva fatto il giro di blog e siti tradizionalisti, quelli che di solito contestano le aperture di Papa Francesco. Chiedevano anche alla diocesi di Novara di prendere provvedimenti nei confronti di un sacerdote che aveva compiuto un gesto considerato contro le norme del diritto canonico.

«E’ stato un atto un po’ imprudente» si era limitato a dire nel boom del clamore mediatico il vicario episcopale per la pastorale don Brunello Floriani, al quale in verità non erano arrivate molte e-mail di protesta.

Di tutt’altro avviso i social - e anche tanti in Ossola - che fin da subito si erano schierati al fianco di don Vincenzo Barone, condividendo quella benedizione vista come un passo avanti nella mentalità della Chiesa.

Ma pochi giorni dopo il polverone che ha fatto il giro di tutta Italia, il parroco di Domodossola ha deciso di rinunciare al ruolo di vicario del vescovo per la zona dell’Ossola, incarico che ricopriva dal 2016 e che nel 2021 gli era stato rinnovato per un quinquennio fino al 2026.

Don Vincenzo, fin dalla prima ora, ha scelto il silenzio su tutta la vicenda. Linea confermata anche di fronte alla notizia del suo passo indietro. La sua decisione tenuta per giorni top secret ha iniziato a circolare durante alcuni incontri tra sacerdoti e ieri è diventata di dominio pubblico.

Il silenzio della diocesi

Comunicazioni ufficiali da parte della diocesi di Novara non ne sono arrivate, così come non c’erano state reazioni alla benedizione delle nozze del sindaco Pizzi. Al momento l’incarico ad interim è stato affidato al parroco di Masera e Trontano don Luigi Preioni, che era stato a lungo vicario per l’Ossola prima di don Barone. Da vedere se, quando si saranno placate le acque e il clamore sulla vicenda sarà scemato, il vescovo Brambilla riaffiderà il compito al parroco di Domodossola o se la scelta ricadrà su un altro sacerdote.

https://www.lastampa.it/verbano-cusio-ossola/2023/09/14/news/domodossola_nozze_civili_sindaco_benedizione_don_vincenzo_barone_rinuncia_incarico_vicario_vescovo-13191595/ 

mercoledì 13 settembre 2023

Sollevato il don che ha benedetto le nozze civili

Dopo la benedizione delle nozze civili del sindaco di Domodossola, il vescovo di Novara solleva don Vincenzo Barone da vicario dell'Ossola. Ma tace sull'errore commesso. Il sospetto che più che il fervore poté il clamore.

di Andrea Zambrano - Fonte: https://lanuovabq.it/it/sollevato-il-don-che-ha-benedetto-le-nozze-civili

 

 È costata cara al parroco di Domodossola la benedizione del matrimonio civile del sindaco. Secondo quanto la Bussola è in grado di apprendere, don Vincenzo Barone è stato sollevato dall’incarico di Vicario dell’Ossola, che aveva ricevuto su mandato del vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla.

La notizia, che non è stata confermata sul sito della diocesi, è però stata fatta circolare già venerdì sera tra i sacerdoti dell’Ossola in modo che tutti sapessero che il “fattaccio” di don Vincenzo era stato adeguatamente punito.

A succedere a don Barone come vicario, è don Luigi Preioni, che è stato nominato pro tempore vicario dell’Ossola. Il vescovo ha sostanzialmente richiamato in servizio il sacerdote che era già stato vicario e al quale era succeduto proprio don Barone, per mettere una pezza di fronte a una situazione imbarazzante che stava creando non pochi grattacapi al vescovo.

Come la Bussola ha documentato, infatti, don Barone non solo ha giustificato la benedizione dei due sposi in sala consiliare con ragioni di amicizia e vicinanza senza alcun riscontro nelle leggi canoniche della Chiesa, ma ha tirato in ballo persino Amoris Laetitia. Peccato che l’esortazione apostolica di Papa Francesco nulla dica a proposito di queste benedizioni, ma venga usata ormai, anche a causa di alcuni suoi passaggi ambigui, come grimaldello per giustificare le fughe in avanti più ardite nel campo della dottrina.

Le polemiche erano state vibranti nei giorni scorsi. Oltre agli articoli di giornale, anche alcuni sacerdoti avevano stigmatizzato il comportamento di don Barone. Come don Alberto Secci, un parroco della zona che aveva accusato il confratello di cercare solo visibilità e applausi. Dunque, polemiche finite e palla al centro. Con qualche importante sottolineatura.

La principale è che in questa vicenda il vescovo non è intervenuto pubblicamente per spiegare al sacerdote e soprattutto ai fedeli che non è consentito benedire le nozze civili di chicchessia, fosse anche il sindaco del paese. Benedire un matrimonio civile significa benedire un’unione che la Chiesa non riconosce e che giudica come peccaminosa, al di là di tutto quello che si vorrebbe dire usando i processi aperti da Amoris Laetitia. Dunque, se da un lato Brambilla non si è esposto, anche forse per non dover spiegare che Amoris Laetitia non si può stiracchiare per farle dire quello che non dice, dall’altro ha agito più per salvare la faccia che per amore di verità.

Sembra che a muovere il vescovo sia stato più il caos suscitato dalle polemiche scaturite dopo la cerimonia in sala consigliare, con tanto di recita del Padre Nostro, che il desiderio di ristabilire un minimo di verità su ciò che la Chiesa ammette e ciò che invece per sua natura non può accettare, in questo caso la benedizione di un’unione che non è regolare.

Più che il fervore, potè il clamore. Più per quieto vivere, che per verità. Verrebbe da chiedersi che cosa sarebbe successo se i giornali non avessero montato la polemica e se la cosa fosse scivolata via come un semplice episodio di folclore da strapaese, buono per cinque righe in cronaca. Avrebbe agito in questo modo il vescovo? Qualche sospetto è lecito coltivarlo, anche alla luce del fatto che Brambilla, sulla questione, non è intervenuto, quindi si può sempre pensare che abbia deciso di sostituire don Barone non per quello che ha fatto, ma per calmare le acque dopo la reazione che c’è stata dopo il suo gesto.

giovedì 7 settembre 2023

Il don benedice le nozze civili a Domodossola "usando" (male) Amoris Laetitia

 
 
Di nuovo sulla grottesca vicenda sulla benedizione ad un matrimonio in Comune da parte del Vicario Episcopale a Domodossola don Vincenzo Barone.
QUI MiL che ha dato per prima la notizia e ha invitato a protestare con il vescovo di Novara.
QUI e sotto il video  sulla vicenda, nell'omelia di don Alberto Secci (QUI La Stampa).
Grazie ad Andrea Zambrano che ha intervistato il sacerdote: «C’è stata Amoris Laetitia, ci sono dei cammini, c’è un atteggiamento di vicinanza».
Luigi


Andrea Zambrano, La Nuova Bussola Quotidiana, 6-9-23
Domodossola. Il prete fa capolino in sala civica per benedire le nozze dell'amico sindaco e fa pregare il Padre Nostro. Al telefono con la Bussola si giustifica: «C'è stata Amoris Laetitia», che però non dice nulla a tal proposito. Ma ormai serve solo ad aprire processi e a stravolgere la dottrina.
Chiesa così tanto in uscita da essere fuori di testa. La scusa per qualunque tipo di novità, anche benedire gli anelli di un matrimonio civile, è sempre Amoris Laetitia. L’ultima tappa del declino è in Piemonte, precisamente a Domodossola dove la scorsa settimana è stata festa grande in città per le nozze del primo cittadino. Lui, Lucio Pizzi, ha sposato la sua storica compagna Rosalba Racco. Lei, però, era già stata sposata e quindi per la coppia si sono dovute aprire le porte della sala consigliare dove il sindaco, per una volta in veste di ospite, è stato sposato dall’amico e vicesindaco Franco Falciola.
Poteva mancare l’amico sacerdote? Certo che no, soprattutto in un paese dove tra il maresciallo dei carabinieri e l’impiegato delle Poste, ci si conosce più o meno tutti.

Lui, è don Vincenzo Barone e come riporta l’articolo di Messa in Latino che ha dato per primo la notiziaè stato anche responsabile della pastorale famigliare della Diocesi, oltre che vicario episcopale in carica. Ma sabato scorso, evidentemente, i titoli e le cariche non erano contemplate. Nella sala consigliare di Domodossola, don “Vicienzo”, originario di Agropoli e da anni sull’Ossola, era semplicemente un amico degli sposi.

Si sa che gli amici, quando sono invitati ai matrimoni, fanno regali agli sposi. E che cosa ti regala don Vincenzo? Una bella benedizione degli sposi e degli anelli appena scambiati vicendevolemente dai due coniugi.

Un rito in piena regola (QUI il video integrale), con tanto di preghiera del Padre Nostro e benedizione classica del “che il Signore vi benedica e vi accompagni” al quale si sono sottoposti tutti, dal vice sindaco al primo cittadino in smoking per l’emozionante giornata. Anche gli invitati hanno allargato le braccia come quando vanno a Messa. Solo che quella non era una messa né la location era una chiesa. E nemmeno il contesto avrebbe permesso la recita di una preghiera e di una benedizione, perché quello che si era appena celebrato era un matrimonio civile. Che la chiesa non riconosce come matrimonio dato che solo il sacramento lo è.

Ma per don “Vicienzo”, poco importa. L’amicizia viene prima di tutto. E forse anche qualcos’altro. Come lui stesso conferma alla Bussola che lo ha cercato l’indomani per chiedere spiegazioni

«Ho dato una benedizione semplicissima che non si nega a nessuno, dato che benediciamo gli animali e le automobili», è stato il suo incipit per iniziare a parare le eventuali critiche.

Gli sposi? «Sono amico del sindaco, lei era già stata sposata, però stanno insieme da 24 anni e così hanno deciso di sposarsi». Circa la benedizione, don Vincenzo dice che «è stata una mia idea, c’è un rapporto di amicizia e collaborazione, loro mi hanno chiesto se potevo benedire le loro fedi, ma ricordiamo che è una benedizione e non un sacramento».

Tutto chiaro? Chiediamo che cosa abbia mai potuto benedire dato che per le leggi della Chiesa i due vivono in uno stato di peccato. La risposta è da antologia: «C’è stata Amoris Laetitia, ci sono dei cammini, c’è un atteggiamento di vicinanza». Chiediamo a questo punto dove, in quale passaggio della controversa esortazione post sinodale di Papa Francesco c’è scritto che si possano benedire i matrimoni civili. E la risposta come sempre è evasiva: «Adesso devo ricevere una persona che deve ricevere la Cresima». Speriamo, aggiungiamo in conclusione, che almeno sia battezzata.

Al di là della notizia in sé, cioè la benedizione di un’unione civile, che costituisce anche un controsenso logico, a colpire in questa vicenda è l’assoluta naturalezza con la quale si tira in ballo Amoris Laetitia per giustificare ciò che lo stesso documento papale non autorizza a fare. Un po’ come quando si aprono processi nel nome dello spirito del Concilio. Ecco, qui è lo spirito di Amoris Laetitia che agisce un po’ da passepartout per tutte le derive della dottrina. E da paravento per eventuali rimbrotti. Infatti, MIL ha proposto di tempestare di proteste la mail del vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla. Iniziativa lodevole, ma purtroppo temiamo inutile, se si considera che Brambilla in gioventù era stato uno dei principali contestatori di San Giovanni Paolo II.

Del resto, che sarebbe finita così, con applicazioni creative e fuori da ogni regola dei preti, c’era da aspettarselo, visto che la stessa esortazione è stata tirata in ballo in questi anni per giustificare un po’ tutto, anche le unioni omosessuali. Già dal maggio 2016, su queste colonne avvertivamo che ciò che annunciava il cardinal Kasper, e cioè che AL sarebbe stata una «rivoluzione», lo era più per il suo linguaggio che per ciò che effettivamente c’era scritto.

Un linguaggio ricco di espressioni ed immagini che possono aprire squarci sulla complessità dell’esistenza, ma che proprio per questo sono anche ambigue, basti pensare alla “fragilità” al posto del “peccato” o all’espressione “morale fredda da scrivania” che nella sua allusività aveva già un programma di azione ben preciso.

Un programma che ha generato quella confusione che con forza il compianto Cardinal Carlo Caffarra denunciava nello scrivere al Papa alla vigilia dei Dubia, che vennero redatti proprio in occasione di Amoris Laetitia, senza ancora ricevere risposta dopo quasi 8 anni.

«L'insegnamento costante della Chiesa e ultimamente rinnovato da Veritatis splendor n°79, che esistono norme morali negative, che non ammettono eccezioni, in quanto proibiscono atti, quale per es. l'adulterio, intrinsecamente disonesti, è da ritenersi valido anche dopo Amoris Laetitia?», diceva. Domande alle quale non è mai stata una risposta affermativa o negativa, ma che sono state superate dal “processo” avviato, dal cammino intrapreso secondo la ben nota espressione di Papa Francesco di «aprire processi». La benedizione degli anelli compiuta da questo sacerdote ai piedi delle Alpi, alla periferia dell’impero, è la dimostrazione che quel processo voleva arrivare a normalizzare anche la convivenza more uxorio dell’uomo e della donna e che ormai si è diffuso nelle amate periferie.

Fallita l’operazione chiarezza, chiesta insistentemente da molti cattolici, tra i quali anche noi della Bussola, ecco che la dottrina di fatto è già cambiata almeno nella prassi e con essa anche un nuovo magistero morale si affaccia all’orizzonte. Con tanti saluti alla continuità con ciò che la Chiesa ha sempre affermato.
 
fonte: https://blog.messainlatino.it/2023/09/il-don-benedice-le-nozze-civili.html


 

domenica 3 settembre 2023

Sono questi i nuovi frutti della Chiesa in uscita?

Riceviamo e pubblichiamo

Carissima Redazione di "unafides33", 

Le invio il video del Matrimonio civile del Sindaco di Domodossola (VB), celebrato ieri 2 settembre 2023 nell'aula consiliare del Palazzo di Città (divorziati e risposati), con IL GRAN FINALE della Benedizione degli anelli, usando il testo del Matrimonio Cattolico, da parte dell'Arciprete di Domodossola, don Vincenzo Barone, fino a poco tempo fa responsabile diocesano della pastorale della Famiglia e attuale Vicario Episcopale della Diocesi di Novara...

"Che il Signore vi benedica e vi accompagni..." si vede e si sente nel video: una scandalosa commistione tra il rito civile e il Matrimonio Cattolico. Sono questi i nuovi frutti della Chiesa in uscita?

fonte: https://www.ossola24.it/index.php/43752-per-lucio-pizzi-il-giorno-piu-bello-in-comune-e-con-rosi-festa-per-il-matrimonio

 


 

 

 

sabato 12 novembre 2022

Persecuzione contro i fedeli cattolici

 Riceviamo e pubblichiamo

PERSECUZIONE 

CONTRO I FEDELI CATTOLICI


Fonte: https://www.unavox.it

Da diversi anni, due sacerdoti della diocesi di Novara celebrano seguendo la liturgia tradizionale in due luoghi di Messa: nella chiesa parrocchiale di Santa Caterina d’Alessandria, nella frazione di Vocogno del comune di Craveggia, nella Val Vigezzo, e nella cappella dell’ospedale San Biagio di Domodossola.
I due sacerdoti hanno iniziato queste celebrazioni dopo molte controversie col vescovo di allora, Mons. Renato Corti, che li autorizzò a continuare la celebrazione esclusiva secondo i libri liturgici del 1962, e seguendo quanto stabilito dal Motu Proprio Summorum Pontificum di Papa Benedetto XVI, del 7 luglio 2007.

L’apostolato di questi sacerdoti cattolici può essere seguito sul sito Radicati nelle Fede
https://www.radicatinellafede.com/

L’1 novembre 2022, l’attuale vescovo di Novara, Mons. Franco Giulio Brambilla, ha emanato un “ comunicato sull’applicazione del Motu Proprio Traditionis custodes” di Papa Francesco.

Con questo comunicato, il vescovo stabilisce che a partire dalla prima Domenica di Avvento, 27 novembre 2022, “il gruppo dell’ospedale di Domodossola si unirà al gruppo della Chiesa di Vocogno, per celebrare la messa secondo il Missale Romanum (1962) nel Santuario di Re”.

E precisa “Il Vescovo concederà la facoltà di celebrare solo a quei presbiteri (art. 5 di Traditionis custodes) che riconoscano esplicitamente la validità, legittimità e fecondità del rito celebrato con il Missale Romanum, Editio Typica Tertia del 2002, e si impegnino a prendersi cura affinché i fedeli partecipino al rito celebrato secondo il Missale Romanum (1962) non con uno spirito alternativo alla forma attuale della Messa romana”.

Prima considerazione: La distanza tra Vocogno e Re è di 9 km., la distanza tra Domodossola e Re è di 25 km.
Seconda considerazione: a Vocogno non esiste un “gruppo”, ma è tutta la comunità parrocchiale ad assistere alla Messa tradizionale e a fruire dei Sacramenti secondo il Rito tradizionale. Senza contare che nel periodo estivo si uniscono ai parrocchiani molti dei fedeli che sono in vacanza; e senza contare che si recano a Vocogno e a Domodossola molti fedeli provenienti dalla provincia Verbano-Cusio-Ossola e dalle province vicine.
E questo perché tanti fedeli scelgono volutamente di seguire la liturgia tradizionale invece della liturgia moderna.
Terza considerazione: il vescovo parla volutamente e ambiguamente di “gruppo” di Vocogno per nascondere il fatto, eclatante da anni, che si tratta di migliaia di fedeli che vogliono rimanere legati alla liturgia tradizionale.
Quarta considerazione: se i sacerdoti devono riconoscere “esplicitamente la validità, legittimità e fecondità del rito celebrato con il Missale Romanum, Editio Typica Tertia del 2002”, per quale patologico motivo avrebbero deciso di seguire esclusivamente la liturgia tradizionale? Sarebbero: o dementi o in male fede.
Quinta considerazione: se i sacerdoti si devono impegnare “a prendersi cura affinché i fedeli partecipino al rito celebrato secondo il Missale Romanum (1962) non con uno spirito alternativo alla forma attuale della Messa romana”, come potrebbero giustificare il loro apostolato fondato esclusivamente sulla liturgia tradizionale? E i fedeli, come potrebbero giustificare la loro decisione di seguire esclusivamente la liturgia tradizionale? I primi sarebbero dei mistificatori e i secondi sarebbero dei capricciosi ingiustificabili.

In ogni caso, il detto comunicato manifesta un evidente disprezzo sia per i sacerdoti sia per i fedeli.

Di fronte di questa ennesima manovra per distruggere la liturgia tradizionale praticata dalla Chiesa cattolica da due millenni, invitiamo tutti nostri lettori a:
- comunicare il loro caloroso sostegno ai sacerdoti interessati (don_secci@libero.it - stefanocoggiola@libero.it);

- esprimere al vescovo, Mons. Franco Giulio Brambilla, le loro rimostranze, sia usando la posta elettronica – segreteriavescovo@diocesinovara.it - sia scrivendo al vescovo: Via Puccini, 11, 28100 Novara.

Riportiamo un esempio di lettera da inviare al vescovo (lettera in pdf):


A sua Eccellenza Reverendissima, Mons. Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara

Via Puccini, 11, 28100 Novara.

Eccellenza Reverendissima,
Le scrivo in merito al Suo comunicato del 1 Novembre, in particolar modo riguardo la Sua decisione di eliminare le celebrazioni in rito tradizionale di Domodossola e Vocogno, pregandola di rivedere la Sua decisione.

Sono … …, ho … anni ed è dal … che tutte le Domeniche e nelle feste di precetto, faccio volentieri molti chilometri per recarmi alla Santa Messa celebrata alla cappella dell’ospedale San Biagio e, nelle celebrazioni solenni, nella chiesa di Santa Caterina a Vocogno.
Dal … ho iniziato a parteciparvi con mia moglie, e portiamo con gioia anche i nostri figli; è anche a nome loro che Le scrivo questa lettera.

Se molti fedeli, dopo tutto questo tempo, sono ancora legati a questi centri di Messa, è anche grazie al lavoro quotidiano di don Stefano Coggiola e don Alberto Secci, che mantengono viva la Fede di queste comunità con le preghiere pubbliche, gli incontri di dottrina cattolica, i sacramenti amministrati ai malati in ospedale, l’insegnamento a scuola (quando ancora ne avevano la possibilità), e, soprattutto, la Santa Messa quotidiana.

Limitando le celebrazioni alla sola Santa Messa domenicale è evidente che la Sua decisione è stata presa per distruggere tutto ciò che è stato costruito in questi anni. La ritengo infatti troppo intelligente per non capire le conseguenze di questa scelta sulle anime dei fedeli.

Io e la mia famiglia non possiamo accettare di essere allontanati dai sacerdoti che il buon Dio ha messo sui nostri passi, uomini di grande fede. Abbiamo quindi intenzione di appoggiarli nelle decisioni che prenderanno e di seguirli nelle loro scelte.

In conclusione, La supplico di fare un passo indietro, e lasciare a don Stefano e a don Alberto la cura delle anime nei luoghi dove hanno servito il Signore fino ad oggi.
Le conseguenze, se così non fosse, saranno disastrose.

Le ricordo umilmente che se anche solo un’anima si disperdesse e si allontanasse dalla Fede cattolica, Lei dovrà risponderne davanti a Nostro Signore.
Per questo prego per Lei e per la diocesi.

lunedì 10 maggio 2021

Tornate a Dio!

 



Appello agli Italiani che non hanno ancora perso la testa

Sanguis eius super nos, et super filios nostros (Mt. 27, 25)

Cari compatrioti, mi rivolgo a quelli che, fra voi, non hanno ancora ceduto al lavaggio del cervello acconsentendo alla narrazione paranoica del regime. L’amore di Dio fa ardere il mio cuore di una profonda sollecitudine nei vostri riguardi. La prova che il nostro Paese sta attraversando, infatti, è causa di gravi sofferenze. Più che l’emergenza sanitaria in se stessa, a provocarle sono le misure intese a contenerla. Per la prima volta nella storia umana, la popolazione mondiale – eccetto in quegli Stati che non hanno rinunciato alla propria sovranità – è stata privata in modo prolungato, in nome di un’idea delirante, dell’esercizio di diritti fondamentali. Da noi, oltre a quelli di lavorare, di istruirsi e di spostarsi, è negato anche quello di ricevere cure adeguate e tempestive. Le istituzioni pubbliche, anziché servire il bene comune, si sono trasformate in strumento di ingiusta oppressione, operando come se ogni cittadino fosse un potenziale delinquente. La somministrazione obbligatoria di un farmaco sperimentale, come se non bastasse, sta mettendo in serio pericolo la salute e la vita stessa di intere categorie di lavoratori, costrette a subire un abuso senza precedenti. Tutto questo, essendo stato permesso dalla Provvidenza per il nostro bene, è un urgente richiamo alle responsabilità collettive del nostro popolo, che in buona parte ha rinnegato la vera fede e, di conseguenza, s’è lasciato andare a peccati gravissimi contro la stabilità della famiglia, l’intangibilità della vita umana e il naturale esercizio della sessualità. Dopo aver accumulato per decenni colpe di immane gravità, non potevamo di certo aspettarci le benedizioni del Cielo; tuttavia la misericordia di Dio si sta servendo, per uno scopo positivo, proprio di coloro che Lo combattono, ma che, loro malgrado, cooperano alla realizzazione dei Suoi disegni. Che cos’altro Gli rimaneva per richiamarci dalla via della perdizione eterna, sulla quale stavamo correndo all’impazzata? Sarebbe davvero da stolti lasciar cadere anche questo estremo appello alla resipiscenza, sognando il ritorno a una “normalità” fatta di depravazione e di indifferenza alla legge morale che ognuno di noi porta scritta nella coscienza, alla quale non si può sfuggire, nemmeno sforzandosi in ogni modo di soffocarne la voce: il momento del rendiconto finale arriva per tutti. Ci siamo inaspettatamente ritrovati in una guerra biologica scatenata da entità sovranazionali che, oltre a voler ridurre drasticamente la popolazione mondiale, intendono annientare la nostra Patria, la quale, nei piani divini, svolge un ruolo di primaria importanza. Il mondo politico e mediatico ci sta ossessionando, da oltre un anno, con una narrazione pandemica che non regge affatto all’analisi dei fatti. Il famigerato virus denominato Sars-CoV-2, non ancora isolato, ma dichiarato clinicamente estinto nel giugno dell’anno scorso, si sarebbe replicato in nuove varianti la cui origine non è per niente accertata. Ci sono sicuramente in circolazione agenti patogeni che provocano infiammazioni e tromboembolie polmonari, più o meno gravi a seconda dei soggetti; voci autorevoli hanno buone ragioni per credere che si tratti di virus o batteri potenziati in laboratorio. Dei governi formati in modo artificiale, con giochi di palazzo, hanno finora impedito o scoraggiato cure domiciliari che si sono dimostrate molto efficaci, costringendo di fatto molti ammalati a rimanere per diversi giorni privi di assistenza, finché non si rende inevitabile il ricovero in un reparto di terapia intensiva. Sebbene le intenzioni siano note soltanto a Dio, è arduo non sospettare il dolo e la malafede in disposizioni così irrazionali dagli effetti disastrosi. Se i governanti riconoscessero ufficialmente che sono disponibili svariate terapie risolutive, basate su farmaci a basso costo e facilmente reperibili, non avrebbero più alcuna giustificazione per approvare, in deroga alla legge, preparati sperimentali che, non avendo superato le necessarie verifiche, fanno ammalare e morire la gente, ma assicurano profitti astronomici alle case produttrici. Dopo aver creato il panico con statistiche fasulle, costruite su cifre ricavate da esami inattendibili in quanto condotti con un inadeguato strumento diagnostico, hanno presentato la “vaccinazione” come l’unica via di salvezza. Hanno cominciato col sottoporvi gli anziani, i più costosi per il sistema sanitario, approfittando dello stato di abbandono in cui versano molti di loro nelle residenze assistite ed eliminandone tanti a causa degli effetti spesso letali dell’inoculazione. Quindi l’hanno imposta alle forze dell’ordine e al personale ospedaliero, con un’impennata di assenze per malattia e parecchi decessi sospetti. Dopo aver piegato la maggioranza degli insegnanti con pesanti pressioni, ora parlano di estenderla ai bambini. Oltre che di questo inaudito attentato alla salute pubblica, i nostri governanti sono responsabili della perdita di milioni di posti di lavoro e della chiusura di migliaia di aziende, con la riduzione in povertà di innumerevoli famiglie; del crollo psichico della gioventù, con frequenti casi di depressione, fino al suicidio o al tentativo di suicidio; del dilagare di disturbi cognitivi e comportamentali in bambini e adolescenti danneggiati, mentalmente, dalla didattica a distanza e, fisicamente, dal portare le mascherine; dello sfaldamento sociale e familiare causato da inutili misure di distanziamento; dell’imbarbarimento morale di gente che, sottoposta arbitrariamente a severa sorveglianza in cose futili, in quelle importanti si sfoga in condotte irresponsabili, come la guida scorretta, il consumo di pornografia e l’abuso di stupefacenti. Non capite che questo sistema totalitario, in tal modo, attenua sempre più le vostre capacità di analisi e di reazione, riducendovi a schiavi incapaci di pensare in modo autonomo, controllati in ogni singolo aspetto della loro vita, spersonalizzati da una museruola che nasconde perfino la loro identità? Tornate a Dio, cari Italiani; tornate a Gesù Cristo, nostro Salvatore. Così non solo eviterete la morte eterna, ben peggiore di quella fisica, con la paura della quale il potere vi tiene soggiogati; così non solo ritroverete le vostre radici e il vostro patrimonio culturale, per il quale siete unici al mondo; così non solo vi riconcilierete con voi stessi, con il vostro essere e con la vostra storia… ma sarete anche in grado di scuotervi il giogo di dosso, di reagire all’immane sopruso che state subendo, di ritrovare la libertà e il buon senso necessario per usarla bene, di riappropriarvi della missione che la Provvidenza ha affidato alla nostra Nazione nei confronti del resto dell’umanità, quella di essere un faro di civiltà e di autentico progresso, un baluardo contro le barbarie antiche e nuove, un modello di convivenza civile, di solidarietà sociale e di pratica religiosa tanto fervente quanto compenetrata di grandi valori. Riappropriamoci di ciò che ci appartiene, cari Italiani, e costituisce il meglio della nostra tradizione, della nostra storia, della nostra peculiare identità. Riprendiamoci la sana creatività e inventiva che ci ha sempre aiutato nei momenti più difficili! Se non torniamo a Dio, ci potrà aiutarci? Credete ancora in una classe politica venduta nella sua totalità agli interessi stranieri? Riponete ancora speranze nelle risorse di una “democrazia” che è servita a ridurvi in schiavitù? Pensate ancora che proteste e manifestazioni servano a qualcosa, dopo esservi fatti strumentalizzare per decenni da chi vi mandava in piazza per portare avanti una farsa vergognosa? Non vi serve a niente lamentarvi con chi non vi ha mai ascoltato, ma ha solo finto di farlo. Prendete piuttosto la decisione di agire liberamente, ricominciando a lavorare e a spostarvi senza badare alle restrizioni. Per impugnare provvedimenti ingiusti, promuovete ricorsi comuni di categoria e sostenetevi a vicenda. Anziché firmare petizioni il cui unico risultato è quello di favorire la schedatura dei cittadini, diffondete intorno a voi, come un benefico contagio, la determinazione di operare normalmente, come se niente fosse. Spegnete il televisore e smettete di farvi manipolare dalla paura indotta. Per proteggere la vostra salute, rafforzate le difese immunitarie e ritrovate uno stile di vita sano, ma soprattutto… reimparate a pregare e rimettetevi in grazia di Dio. «Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli!» (Mt 27, 25): il grido blasfemo con cui gli abitanti di Gerusalemme reclamarono la condanna di Gesù diventi per noi invocazione di salvezza. È in virtù di quel Sangue prezioso che siamo redenti ed è da Esso che possiamo essere protetti, se abbiamo una fede viva e siamo in pace con Dio. Perché continuare a calpestarlo, attirando così su tutta la Nazione un castigo ancora peggiore? I venti di guerra che soffiano da Oriente ci minacciano da vicino. Se vogliamo che alla nostra terra, costellata di santi e santuari, siano risparmiati gli orrori e le distruzioni sperimentati dai nostri padri, dobbiamo pur meritarlo. Se quel Sangue, per noi, sarà stato sparso invano, subiremo la sorte dell’antica Città santa; se invece ne avremo accolto i frutti con una sincera e durevole conversione, vedremo rifiorire il nostro Paese sul piano materiale e su quello spirituale, a beneficio nostro e degli altri popoli. Coraggio, non perdiamo questa occasione che la Provvidenza, senza nostro merito, ancora una volta ci offre; non permettiamo che questa prova risulti vana ma, capovolgendo le mire del nemico, volgiamola a nostro vantaggio.

di Elia

 

tratto da: http://lascuredielia.blogspot.com/2021/05/appello-agli-italiani-che-non-hanno.html

sabato 31 ottobre 2020

"Le sorti del mondo sono minacciate da un piano globale che vuole sottomettere l’umanità intera"


  Pubblichiamo la Lettera aperta dell'Arcivescovo Mons.Carlo Maria Viganò già Nunzio Apostolico Usa al presidente degli Stati Uniti d'America Donald Trump (tratta da http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/chiesa-cattolica/9618-lettera-di-vigano-a-trump )

 

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LETTERA APERTA

al Presidente degli Stati Uniti d’America

Donald J. Trump

 

 

 

Domenica 25 Ottobre 2020

Solennità di Cristo Re

 

 

Signor Presidente,

 

            mi consenta di rivolgermi a Lei, in quest’ora in cui le sorti del mondo intero sono minacciate da una cospirazione globale contro Dio e contro l’umanità. Le scrivo come Arcivescovo, come Successore degli Apostoli, come ex-Nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America. Le scrivo nel silenzio delle autorità civili e religiose: voglia accogliere queste mie parole come la «voce di uno che grida nel deserto» (Gv 1, 23).

 

            Come ho avuto modo di scriverLe nella mia Lettera dello scorso Giugno, questo momento storico vede schierate le forze del Male in una battaglia senza quartiere contro le forze del Bene; forze del Male che sembrano potenti e organizzate dinanzi ai figli della Luce, disorientati e disorganizzati, abbandonati dai loro capi temporali e spirituali.

 

            Sentiamo moltiplicarsi gli attacchi di chi vuole demolire le basi stesse della società: la famiglia naturale, il rispetto per la vita umana, l’amore per la Patria, la libertà di educazione e di impresa. Vediamo i capi delle Nazioni e i leader religiosi assecondare questo suicidio della cultura occidentale e della sua anima cristiana, mentre ai cittadini e ai credenti sono negati i diritti fondamentali, in nome di un’emergenza sanitaria che sempre più si rivela come strumentale all’instaurazione di una disumana tirannide senza volto.

 

            Un piano globale, denominato Great Reset, è in via di realizzazione. Ne è artefice un’élite che vuole sottomettere l’umanità intera, imponendo misure coercitive con cui limitare drasticamente le libertà delle persone e dei popoli. In alcune nazioni questo progetto è già stato approvato e finanziato; in altre è ancora in uno stadio iniziale. Dietro i leader mondiali, complici ed esecutori di questo progetto infernale, si celano personaggi senza scrupoli che finanziano il World Economic Forum e l’Event 201, promuovendone l’agenda.

 

            Scopo del Great Reset è l’imposizione di una dittatura sanitaria finalizzata all’imposizione di misure liberticide, nascoste dietro allettanti promesse di assicurare un reddito universale e di cancellare il debito dei singoli. Prezzo di queste concessioni del Fondo Monetario Internazionale dovrebbe essere la rinuncia alla proprietà privata e l’adesione ad un programma di vaccinazione Covid-19 e Covid-21 promosso da Bill Gates con la collaborazione dei principali gruppi farmaceutici. Aldilà degli enormi interessi economici che muovono i promotori del Great Reset, l’imposizione della vaccinazione si accompagnerà all’obbligo di un passaporto sanitario e di un ID digitale, con il conseguente tracciamento dei contatti di tutta la popolazione mondiale. Chi non accetterà di sottoporsi a queste misure verrà confinato in campi di detenzione o agli arresti domiciliari, e gli verranno confiscati tutti i beni.

 

            Signor Presidente, immagino che questa notizia Le sia già nota: in alcuni Paesi, il Great Reset dovrebbe essere attivato tra la fine di quest’anno e il primo trimestre del 2021. A tal scopo, sono previsti ulteriori lockdown, ufficialmente giustificati da una presunta seconda e terza ondata della pandemia. Ella sa bene quali mezzi siano stati dispiegati per seminare il panico e legittimare draconiane limitazioni delle libertà individuali, provocando ad arte una crisi economica mondiale. Questa crisi serve per rendere irreversibile, nelle intenzioni dei suoi artefici, il ricorso degli Stati al Great Reset, dando il colpo di grazia a un mondo di cui si vuole cancellare completamente l’esistenza e lo stesso ricordo. Ma questo mondo, Signor Presidente, porta con sé persone, affetti, istituzioni, fede, cultura, tradizioni, ideali: persone e valori che non agiscono come automi, che non obbediscono come macchine, perché dotate di un’anima e di un cuore, perché legate tra loro da un vincolo spirituale che trae la propria forza dall’alto, da quel Dio che i nostri avversari vogliono sfidare, come all’inizio dei tempi fece Lucifero con il suo «non serviam».

 

            Molti – lo sappiamo bene – considerano con fastidio questo richiamo allo scontro tra Bene e Male, l’uso di toni “apocalittici”, che secondo loro esasperano gli animi e acuiscono le divisioni. Non c’è da stupirsi che il nemico si senta scoperto proprio quando crede di aver raggiunto indisturbato la cittadella da espugnare. C’è da stupirsi invece che non vi sia nessuno a lanciare l’allarme. La reazione del deep state a chi denuncia il suo piano è scomposta e incoerente, ma comprensibile. Proprio quando la complicità dei media mainstream era riuscita a rendere quasi indolore e inosservato il passaggio al Nuovo Ordine Mondiale, vengono alla luce inganni, scandali e crimini.

 

            Fino a qualche mese fa, sminuire come «complottisti» coloro che denunciavano quei piani terribili, che ora vediamo compiersi fin nei minimi dettagli, era cosa facile. Nessuno, fino allo scorso febbraio, avrebbe mai pensato che si sarebbe giunti, in tutte le nostre città, ad arrestare i cittadini per il solo fatto di voler camminare per strada, di respirare, di voler tenere aperto il proprio negozio, di andare a Messa la domenica. Eppure avviene in tutto il mondo, anche in quell’Italia da cartolina che molti Americani considerano come un piccolo paese incantato, con i suoi antichi monumenti, le sue chiese, le sue incantevoli città, i suoi caratteristici villaggi. E mentre i politici se ne stanno asserragliati nei loro palazzi a promulgare decreti come dei satrapi persiani, le attività falliscono, chiudono i negozi, si impedisce alla popolazione di vivere, di muoversi, di lavorare, di pregare. Le disastrose conseguenze psicologiche di questa operazione si stanno già vedendo, ad iniziare dai suicidi di imprenditori disperati, e dai nostri figli, segregati dagli amici e dai compagni per seguire le lezioni davanti a un computer. 

 

            Nella Sacra Scrittura, San Paolo ci parla di «colui che si oppone» alla manifestazione del mistero dell’iniquità, il kathèkon (2Tess 2, 6-7). In ambito religioso, questo ostacolo è la Chiesa e in particolare il Papato; in ambito politico, è chi impedisce l’instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale.

 

            Come ormai è evidente, colui che occupa la Sede di Pietro, fin dall’inizio ha tradito il proprio ruolo, per difendere e promuovere l’ideologia globalista, assecondando l’agenda della deep church, che lo ha scelto dal suo grembo.

 

            Signor Presidente, Ella ha chiaramente affermato di voler difendere la Nazione – One Nation under God, le libertà fondamentali, i valori non negoziabili oggi negati e combattuti. È Lei, Caro Presidente, «colui che si oppone» al deep state, all’assalto finale dei figli delle tenebre.

 

            Per questo occorre che tutte le persone di buona volontà si persuadano dell’importanza epocale delle imminenti elezioni: non tanto per questo o quel punto del programma politico, quanto piuttosto perché è l’ispirazione generale della Sua azione che meglio incarna – in questo particolare contesto storico – quel mondo, quel nostro mondo, che si vorrebbe cancellare a colpi di lockdown. Il Suo avversario è anche il nostro: è il Nemico del genere umano, colui che è «omicida sin dal principio» (Gv 8, 44).

 

            Attorno a Lei si riuniscono con fiducia e coraggio coloro che La considerano l’ultimo presidio contro la dittatura mondiale. L’alternativa è votare un personaggio manovrato dal deep state, gravemente compromesso in scandali e corruzione, che farà agli Stati Uniti ciò che Jorge Mario Bergoglio sta facendo alla Chiesa, il Primo Ministro Conte all’Italia, il Presidente Macron alla Francia, il Primo Ministro Sanchez alla Spagna, e via dicendo. La ricattabilità di Joe Biden – al pari di quella dei Prelati del “cerchio magico” vaticano – consentirà di usarlo spregiudicatamente, consentendo a poteri illegittimi di interferire nella politica interna e negli equilibri internazionali. È evidente che chi lo manovra ha già pronto uno peggiore di lui con cui sostituirlo non appena se ne presenterà l’occasione.

 

            Eppure, in questo quadro desolante, in questa avanzata apparentemente inesorabile del «Nemico invisibile», emerge un elemento di speranza. L’avversario non sa amare, e non comprende che non basta assicurare un reddito universale o cancellare i mutui per soggiogare le masse e convincerle a farsi marchiare come capi di bestiame. Questo popolo, che per troppo tempo ha sopportato i soprusi di un potere odioso e tirannico, sta riscoprendo di avere un’anima; sta comprendendo di non esser disposto a barattare la propria libertà con l’omologazione e la cancellazione della propria identità; sta iniziando a capire il valore dei legami familiari e sociali, dei vincoli di fede e di cultura che uniscono le persone oneste. Questo Great Reset è destinato a fallire perché chi lo ha pianificato non capisce che ci sono persone ancora disposte a scendere nelle strade per difendere i propri diritti, per proteggere i propri cari, per dare un futuro ai propri figli. L’inumanità livellatrice del progetto mondialista si infrangerà miseramente dinanzi all’opposizione ferma e coraggiosa dei figli della Luce. Il nemico ha dalla sua parte Satana, che non sa che odiare. Noi abbiamo dalla nostra parte il Signore Onnipotente, il Dio degli eserciti schierati in battaglia, e la Santissima Vergine, che schiaccerà il capo dell’antico Serpente. «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?» (Rm 8, 31).  

 

            Signor Presidente, Ella sa bene quanto gli Stati Uniti d’America, in quest’ora cruciale, siano considerati l’antemurale contro cui si è scatenata la guerra dichiarata dai fautori del globalismo. Riponga la Sua fiducia nel Signore, forte delle parole dell’Apostolo: «Posso tutto in Colui che mi dà forza» (Fil 4, 13). Essere strumento della divina Provvidenza è una grande responsabilità, alla quale corrisponderanno certamente le grazie di stato necessarie, ardentemente implorate dai tanti che La sostengono con le loro preghiere.

 

            Con questo celeste auspicio e l’assicurazione della mia preghiera per Lei, per la First Lady, e per i Suoi collaboratori, di tutto cuore Le giunga la mia Benedizione.

 

            God bless the United States of America!

 

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+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo Titolare di Ulpiana

già Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America

lunedì 27 luglio 2020

Vi adoro


venerdì 1 maggio 2020

chiuse per dittatura

INTERVISTA A VIGANÒ: CONTE, DELIRIO DI ONNIPOTENZA INDECOROSO. E ILLEGALE.
 
di Marco Tosatti
Carissimi Stilumcuriali, oggi vi offriamo un’intervista con l’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Che tocca tutti i temi principali del momento che stiamo vivendo Italia e nella Chiesa.  Pensiamo di dover ringraziare l’arcivescovo per la franchezza e il coraggio con cui ha espresso opinioni che molte persone condividono, e timori che molti vivono.
L’intervista esce il 29 aprile, memoria di Santa Caterina da Siena. Buona lettura.
***
 Eccellenza, l’ultimo Decreto del Presidente Giuseppe Conte ha disatteso le speranze della CEI e protratto il lockdown delle Messe in tutta Italia. Alcuni canonisti ed esperti di diritto concordatario hanno espresso molte riserve sul comportamento del Governo. Qual è il suo pensiero al riguardo?
Il Concordato tra la Santa Sede e lo Stato Italiano riconosce alla Chiesa, come suo diritto nativo, la piena libertà e autonomia nello svolgimento del proprio Ministero, che vede nella celebrazione della Santa Messa e nell’amministrazione dei Sacramenti la propria espressione sociale e pubblica, in cui nessuna autorità può interferire, nemmeno con il consenso della stessa Autorità ecclesiastica, la quale non è padrona ma amministratrice della Grazia veicolata dai Sacramenti.
 La giurisdizione sui luoghi di culto spetta quindi in toto ed esclusivamente all’Ordinario del luogo, che decide in piena autonomia, per il bene delle anime affidate alle sue cure di Pastore, le funzioni che ivi si celebrano e da chi debbano essere celebrate. Non spetta al Primo Ministro autorizzare l’accesso alle chiese, né tantomeno legiferare su cosa possa o non possa fare il fedele o il Ministro del culto.
 Al di là di questo, sono molto autorevoli i pronunciamenti di eminenti giuristi e magistrati – anche della Suprema Corte – che eccepiscono sulla legittimità di legiferare per il tramite di Decreti del Presidente del Consiglio, con i quali sono violati i diritti superiori e prevalenti garantiti dalla Costituzione della Repubblica Italiana. Anche se non stessimo parlando della Religione Cattolica, particolarmente tutelata dal suo status speciale, la sospensione del diritto alla libertà di culto implicato dai Decreti del Primo Ministro è chiaramente illegittima, e confido che vi sarà chi vorrà dichiararlo ufficialmente, ponendo fine a questo indecoroso delirio d’onnipotenza dell’Autorità civile non solo dinanzi a Dio e alla Sua Chiesa, ma anche nei confronti dei fedeli e dei cittadini.
 
Molti fedeli e sacerdoti si sono sentiti abbandonati e poco tutelati dalla Conferenza Episcopale e dai Vescovi.
 Occorre precisare, a scanso di equivoci, che la Conferenza Episcopale non ha alcuna autorità sui Vescovi, i quali hanno piena giurisdizione nella propria Diocesi, in unione con la Sede Apostolica. E questo è ancor più importante nel momento in cui abbiamo compreso quanto la CEI sia fin troppo accondiscendente, anzi succube, nei riguardi del Governo italiano.
 I Vescovi non devono aspettare che un organismo senza alcuna giurisdizione dica loro cosa fare: spetta a loro decidere come comportarsi, con prudenza e saggezza, per garantire ai fedeli i Sacramenti e la celebrazione della Messa. E lo possono fare senza dover chiedere né alla CEI né tantomeno allo Stato, la cui autorità finisce davanti al sagrato delle nostre chiese, e lì deve fermarsi.
 È inaudito che la Conferenza Episcopale Italiana continui a tollerare un tale abuso, che lede il diritto divino della Chiesa, viola una legge dello Stato e crea un gravissimo precedente. E credo che anche il comunicato emesso domenica sera rappresenti una prova della consentaneità dei vertici dell’Episcopato non solo ai mezzi, ma anche ai fini che si propone questo Governo.
 Il silenzio supino della CEI, e di quasi tutti gli Ordinari, rende evidente una situazione di subalternità allo Stato che non ha precedenti, e che giustamente è stata percepita dai fedeli e dai sacerdoti come una sorta di abbandono a se stessi: ne sono emblematico esempio le scandalose irruzioni della forza pubblica in chiesa, addirittura durante la celebrazione della Messa, con un’arroganza sacrilega che avrebbe dovuto suscitare una immediata e fermissima protesta da parte della Segreteria di Stato. Si sarebbe dovuto convocare l’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, presentando una dura Nota di Protesta per la gravissima violazione del Concordato da parte del Governo, riservandosi di richiamare il Nunzio Apostolico in Italia, qualora non fosse stato ritirato il provvedimento illegittimo.
 Il Cardinale Parolin, nella veste di sponsor del Presidente Conte, si trova in grande imbarazzo ed in conflitto di interessi. Appare evidente che, invece di tutelare la sovranità e la libertà della Chiesa in fedeltà alla sua alta funzione istituzionale di Segretario di Stato, il Cardinale Parolin ha vergognosamente scelto di schierarsi a fianco dell’amico avvocato. Nemmeno gli interessi economici del cosiddetto volontariato cattolico potrebbero giustificare una tale opzione.
 
A quali interessi si riferisce? 
 Mi riferisco alla scandalosa spartizione dei fondi pubblici destinati all’ospitalità degli immigrati clandestini, di cui papa Bergoglio e la CEI sono in gran parte beneficiari e, allo stesso tempo, strenui promotori. Altro conflitto d’interessi, questo, che pone la Chiesa in una posizione di riconoscenza nei riguardi dello Stato, rendendo non del tutto illegittimo il sospetto che i molteplici silenzi della CEI, compreso quello cui abbiamo assistito in questi mesi in occasione della presunta pandemia, siano motivati dal timore di vedersi sfumare i lucrosi proventi dell’accoglienza. Non dimentichiamo che i fondi derivanti dall’8×1000 vanno riducendosi sempre più, confermando l’allontanamento dei fedeli italiani da una Chiesa che pare non aver altro scopo se non quello di favorire la sostituzione etnica fortissimamente voluta dall’élite globalista. Temo che questo trend si confermerà nei prossimi mesi, in risposta al silenzio dei Vescovi.
 
In tutto questo, la posizione di Papa Francesco sembra contraddittoria: all’inizio ha ordinato al Cardinale Vicario di chiudere le chiese di Roma prima ancora che Conte emanasse il Decreto; poi lo ha messo in imbarazzo, smentendolo pubblicamente e facendole riaprire. Ha incoraggiato le Messe in streaming e poi ha parlato di gnosi, incoraggiando la CEI a prender posizione contro il Governo; ma proprio ieri ha raccomandato ai fedeli obbedienza alle disposizioni dei Decreti…
 Bergoglio non è nuovo a questo genere di cambiamenti repentini. Come tutti ben ricordano, prima che scoppiasse lo scandalo in seno all’Ordine di Malta relativo alla distribuzione di preservativi nei suoi ospedali, Francesco aveva scritto una lettera al Patrono, Card. Burke, nella quale gli impartiva chiarissime disposizioni circa il suo dovere di vegliare sull’Ordine affinché fosse seguita con scrupolosa fedeltà la morale cattolica. Ma quando la notizia divenne di pubblica ragione egli non esitò a sconfessare Sua Eminenza, commissariando l’Ordine, esigendo le dimissioni del Gran Maestro e reintegrando il Consigliere che era stato espulso proprio perché responsabile di quella deplorevole violazione della morale.
 Nel caso da Lei ricordato, il Cardinale Vicario ha cercato di difendere la propria correttezza, spiegando che l’ordine di chiudere le chiese gli era stato impartito da Sua Santità. Nel caso più recente della CEI, il Comunicato diramato domenica sera aveva evidentemente un’approvazione del Presidente Cardinale Bassetti, che a sua volta doveva essersi consultato con Francesco. Sconcerta che, nel volgere di poche ore, il pulpito di Santa Marta sconfessi la CEI e inviti i fedeli e i sacerdoti ad un’obbedienza verso le disposizioni del Governo che non solo è indebita, ma è anche una violazione delle coscienze, deleteria per la salute delle anime.
Nessuno intende esporre i fedeli al possibile contagio, ammesso e non concesso che esso sia un’eventualità così temibile; ma le dimensioni delle nostre chiese e purtroppo il numero assai esiguo dei fedeli che normalmente le frequentano, consentono di rispettare le distanze di sicurezza tanto per la preghiera individuale quanto per la celebrazione del Santo Sacrificio o di altre cerimonie. Evidentemente i solerti legislatori non vanno in chiesa da lungo tempo…
 Non dimentichiamo che i fedeli hanno il diritto, oltre che il dovere, di assistere alla Messa, di confessarsi, di ricevere i Sacramenti: questo è un diritto che viene loro dall’esser membra vive del Corpo Mistico in virtù del Battesimo. I Pastori hanno quindi il sacro dovere – anche a rischio della loro salute e della stessa vita, quando richiesto – di assecondare questo diritto dei fedeli, e di ciò dovranno rispondere a Dio, non al Presidente della CEI né tantomeno al Presidente del Consiglio.
 
Nei giorni scorsi S.E. Mons. Giovanni d’Ercole ha lanciato un severo monito a Conte e al “comitato scientifico” in cui ha intimato: “Bisogna che ci diate il diritto al culto, sennò ce lo riprendiamo”. Parole forti e coraggiose, che sembrano lasciar intendere un certo risveglio nelle coscienze dei Pastori.
 Monsignor D’Ercole ha parlato come parla un vero Vescovo, con l’autorità che gli viene da Cristo. Come lui, ne sono sicuro, ci sono moltissimi altri Pastori e sacerdoti che sentono la responsabilità nei confronti delle anime loro affidate. Ma tanti tacciono, più per non sollevare gli animi che per pavidità. Proprio in questo tempo pasquale risuona nella liturgia la parabola evangelica del Buon Pastore; Gesù vi menziona anche i mercenari a cui non sta a cuore la salvezza delle pecorelle: cerchiamo di non rendere vano il monito divino e l’esempio del Salvatore, che dà la vita per le pecore!
 Mi permetto di rivolgermi ai miei confratelli nell’Episcopato: credete che, quando in Messico o in Spagna chiusero le chiese, proibirono le processioni, vietarono l’uso dell’abito religioso in pubblico, le cose siano iniziate diversamente? Non permettete che con la scusa di una presunta epidemia si limitino le libertà della Chiesa! non permettetelo né da parte dello Stato, né da parte della CEI! Il Signore vi chiederà conto delle anime che sono morte senza Sacramenti, dei peccatori che non hanno potuto riconciliarsi con Lui, dell’aver voi permesso che, per la prima volta nella storia a partire dall’Editto di Costantino, fosse proibito ai fedeli di celebrare degnamente la Santa Pasqua. I vostri sacerdoti non sono pavidi, ma eroici testimoni, e soffrono per gli ordini arbitrari che impartite loro. I vostri fedeli vi implorano: non restate sordi al loro grido!
 
Sono parole che sembrano invitare alla disobbedienza all’autorità ecclesiastica ancor prima che a quella civile.
 L’obbedienza è ordinata alla Verità e al Bene, altrimenti è servilismo. Siamo arrivati ad un tale ottundimento delle coscienze che non ci rendiamo più conto di cosa significhi “dare testimonianza alla Verità”: crede che Nostro Signore ci giudicherà per esser stati obbedienti a Cesare, quando questo significa disobbedire a Dio? Non è forse tenuto il Cristiano all’obiezione di coscienza, anche sul lavoro, quando ciò che gli è richiesto viola la Legge divina? Se la nostra Fede si basasse solo sull’obbedienza, i Martiri non avrebbero nemmeno dovuto affrontare i tormenti a cui li condannava la legge civile: sarebbe bastato obbedire e bruciare un grano d’incenso alla statua dell’Imperatore.
 Non ci troviamo ancora, almeno in Italia, dinanzi alla scelta cruciale tra la vita e la morte; ma ci viene chiesto di scegliere tra il dovere di onorare Dio e di renderGli culto, e l’obbedienza prona ai diktat di sedicenti esperti, mille volte contraddetti dall’evidenza dei fatti.
 Trovo paradossale che in questo inganno, che va ormai disvelandosi anche ai più moderati osservatori di quanto accade intorno a noi, si imponga al Popolo di Dio l’ingrato compito di dover testimoniare la propria Fede dinanzi ai lupi, senza poter avere al proprio fianco i loro Pastori. Ecco perché esorto i miei Confratelli a riprendere con fierezza il proprio ruolo di guide, senza accampare come pretesto l’ossequio a norme illegittime e irragionevoli. Faccio mie le parole di Monsignor D’Ercole: “Non abbiamo bisogno di favori da voi: abbiamo un diritto da rivendicare e questo diritto va riconosciuto”!
 
Qualcuno potrebbe pensare che le sue parole siano “divisive” in un momento in cui è facile esasperare gli animi già provati dei cittadini.
 L’unità nella Fede e nella Carità si fonda sulla salvezza delle anime, non in loro danno: non bastano né le “interlocuzioni” della CEI né i sorridenti incontri papali con il Primo Ministro, al quale si è concessa un’indulgente collaborazione, che svela connivenze e collaborazionismo. Proclamare la verità è necessariamente “divisivo”, perché la verità si oppone all’errore, come la luce si oppone alle tenebre. Così ci ha detto il Signore: “Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.” Lc. 12, 51
 Ammesso e non concesso che il coronavirus sia così virulento e così mortale da giustificare la segregazione di un intero popolo, anzi del mondo intero, ebbene: proprio in questo momento vengono negati i sacramenti e la Messa quando sono maggiormente necessari per la salvezza eterna?
 
Da quanto ha detto, Eccellenza, mi pare di comprendere qualche sua perplessità sulla natura del Coronavirus: è una mia impressione o crede – come affermano molti medici – che qualcuno abbia voluto approfittare della pandemia per altri scopi?
 Non è questa la sede per esprimere le mie riserve sulla cosiddetta “pandemia”: credo che scienziati autorevoli abbiano saputo dimostrare quello che veramente accade, e quello che viceversa si fa credere alle masse, attraverso un controllo capillare dell’informazione che non esita a ricorrere alla censura per mettere a tacere le voci di dissenso. Mi pare tuttavia evidente che il Covid-19 abbia fornito un’ottima occasione – voluta o meno, lo sapremo presto – per imporre alla popolazione una limitazione della libertà che non ha nulla di democratico, né tantomeno di buono.
Sono prove tecniche di dittatura, in cui si osa addirittura programmare il tracciamento delle persone, con la scusa della salute e di una ipotetica futura recrudescenza del virus. Si pensa di poter imporre un regime tirannico in cui persone non elette da nessuno pretendono di stabilire cosa è lecito e cosa non lo è, quali cure imporre e quali punizioni infliggere per chi vi si vuol sottrarre. Cosa ancor più grave, tutto questo avviene con l’avallo di parte della Gerarchia: se ce lo avessero raccontato qualche anno fa, non ci avremmo creduto.
Una parola di speranza, per concludere?
C’è sempre una ragione di speranza, se si ha uno sguardo soprannaturale. Anzitutto questa epidemia ha fatto cadere molte maschere: quelle dei veri poteri, delle lobby internazionali che brevettano un virus e si apprestano a brevettarne anche il vaccino, e allo stesso tempo spingono perché sia imposto a tutti, in un clamoroso conflitto di interessi. Almeno, adesso, sappiamo chi sono e che faccia hanno.
Sono cadute anche le maschere di quanti si prestano a questa farsa, lanciando allarmi ingiustificati e seminando il panico tra la gente, creando una crisi non solo sanitaria, ma anche economica e politica di livello mondiale. Anche in questo caso sappiamo chi sono e qual è il loro progetto.
Infine, è caduta la maschera dell’anonimato di tante persone buone. Ci siamo resi conto di quanta generosità, quanta abnegazione, quanta bontà vi sia ancora in giro, nonostante tutto. Medici, infermieri, sacerdoti e volontari, certamente; ma anche tanti senza volto e senza nome che aiutano il vicino, che portano conforto a chi soffre, che si svegliano dal torpore e iniziano a comprendere quel che succede intorno a loro. Un risveglio del Bene, di cui è senza dubbio autore il Signore. Egli governa le sorti della Chiesa e del mondo, e non permetterà che il Male prevalga.
Non dimentichiamo che – come ho ricordato recentemente – Nostra Signora di Fatima ha promesso a Suor Lucia che prima della fine dei tempi un Papa avrebbe consacrato la Russia al Suo Cuore Immacolato, e che a questo gesto di obbedienza sarebbe seguito un periodo di pace. Affidiamo quindi noi stessi, le nostre famiglie e la nostra cara Italia sotto il manto della Vergine Santissima, confidando fiduciosi nelle Sue parole.